Stipendio alto? Solo se si accompagna a veri poteri
di Andrea Casalegno

(Fonte: dal sito www.ilsole24ore.it/scuola/

Versione telematica dell'articolo comparso sul quotidiano della Confindustria in data 05.06.2000)

 

Non sarà un contratto facile, il primo dei presidi dirigenti. Ma non perché sia impossibile reperire i 220-250 miliardi l'anno necessari per accontentarli: cioè per un aumento di 22-25 milioni l'anno, che li faccia sentire "dirigenti come tutti gli altri". Duecento miliardi si trovano. Il problema è un altro, anzi, sono due: i poteri del preside dirigente e il consenso degli insegnanti.

In primo luogo, non è affatto certo che quei poteri corrisponderanno alle aspettative; anche perché dovranno coordinarsi con una riforma degli altri organi di governo della scuola ancora lontana dall'approvazione ma non certo immune, a giudicare dai testi in discussione, da rischi di assemblearismo. Insomma: il preside sarà un vero capo, con il potere di scegliere i collaboratori e valutarne i risultati, o resterà quello che è oggi, un "primus inter pares" che deve innanzitutto mediare tra le spinte contrastanti del corpo docente? Se sarà così, chiedere - tanto per cominciare - un aumento di 20 milioni l'anno sembra quanto meno prematuro.

Intendiamoci: l'attuale ruolo del preside è molto importante. Ma uno stipendio da dirigente presuppone poteri e responsabilità del tutto diversi. Un dirigente, pagato come tale, non ha diritto a conservare il posto a qualunque condizione, ma solo se raggiunge gli obiettivi. Chi sarà a rimuoverlo? Il ministero della Pubblica istruzione? No di certo: sarebbe incompatibile con l'autonomia. A giudicare i presidi dovrà essere un'Agenzia di valutazione indipendente. Ma, fino a quando non sarà costituita, chi giudicherà il preside che non raggiunge gli obiettivi?

Obiettivi che non potranno essere raggiunti senza la collaborazione attiva, e quindi il consenso, dei docenti. I quali però non saranno entusiasti di un aumento di 20 milioni l'anno per i presidi, mentre il ministro De Mauro - che continua a proclamare la necessità di adeguare i loro stipendi alla media euroepa - non ha ancora deciso neppure come assegnare i 1.200 miliardi già disponibili, in base al contratto, per gli aumenti di merito. I presidi sono 10mila, gli insegnanti 740mila. Un forte aumento ai primi è possibile. Ma rischia di far esplodere la protesta per l'aumento - impossibile, se consistente - negato ai secondi.

5 giugno 2000

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